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Nella corte vi è questa scultura. Celebra la scena
principale del racconto che apre il libro Mappa della
felicità
, quattro volumi in cui si narra che una ragazzetta del
posto, Elena per incantare il tipo giunto in moto da
Berlino che esita a fermarsi, qui c’ è nulla da vedere, ha
detto, lo dici tu, risponde lei. Ed è uno dei libri in cui la
migliore autrice della squadra della libreria, Tina Hu dà
prova di sé.
Prima di offrirlo in saggio di lettura diciamo dei libri,
dove sono, dove si possono ascoltare e soprattutto anche
sentirne l’emozione che li ha ispirati.
Sono innanzitutto dopo la corte (facile da trovare) nelle
stanze della casa che dopo esser stata del Principe dei
gigli fu,  d’un comandante marinaro, quindi avamposto di

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scolte veneziane, base dell’insurrezione contro i turchi,
magazzino per gli arpioni di fratelli pescatori e infine
restaurata grazie all’architetto Grigori Balotiaris è
divenuta sede della libreria internazionale.
I libri si possono ascoltare, letti o recitati nelle feste sin
dalla Teofania nella piazza di fronte la basilica ortodossa
detta della Trasfigurazione oppure sull’arco del molo per
le scene di teatro o fra i bronzi del quartiere sul luogo
stesso dove gli eventi accaddero.
Salendo invece le scale della sede dopo la work station
con l’archivio del secondo piano, sulla spianata del terzo,
la stanza di cristallo aperta sulle stelle e il golfo offre
l’orizzonte che ha ispirato Civiltà degli incensi, Città degli
arcobaleni,  Meteora
e altre liriche.

 

Descrizione: C:\Users\antonio\Desktop\pietra bianca.jpg

Questa pietra che si staglia fra la spiaggia e il mare,
sulla falce dell’antico porto, ricorda da millenni quanto
accadde nel racconto dedicato al
Principe dei gigli.

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Descrizione: C:\Users\antonio\Desktop\sala%20lettura_clip_image002.jpg

Il racconto del
Principe dei Gigli

In una radura al porto c‘è una pietra bianca tuttora
preservata. È la pietra su cui salì  il giovin principe
dei gigli (effigiato a Cnosso) a conciliare i due
fratelli Zeus, signore di Creta e Posidone, signore
dell‘Egeo, in guerra per contendersi i rispettivi regni.
Quella pietra, eletta fra di loro per confine e quindi
sacra per la nozione di legge che ne segue, ha dato il
nome alla città.



Allora Zeus [sire di Creta] era molto giovane. Tutti lo
immaginano vecchio ma Zeus è un dio e l’immortalità
sceglie la giovinezza a proprio emblema. I due fratelli
dunque, Zeus e Posidone, lottavano qui a Creta per
estendere i loro rispettivi regni: Zeus aveva la
folgore, Posidone sapeva suscitar le onde, possenti come

magli. A quell’epoca, seimila anni fa, i confini fra
terra e mare a Creta erano più o meno a un punto in cui
si delinea il porto; ma non c’era un segno a definirli,
così

Posidone emergendo col tridente sospingeva i suoi
marosi, Zeus a sua volta ribatteva spaccando i monti con

il fulmine e rollando gran macigni.
Arrivò una nave in porto. Era un ragazzo l’unico che
sbarca, l’avrebbero chiamato il principe dei gigli
(negli affreschi a Cnosso) poiché veniva dall’oriente
portando non oro ma bulbi di gigli: erano i gigli dei
giardini pensili a Babilonia, giardini quelli aerei,
artificiali  per cui il ragazzo voleva trovar terra

 

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altrove, primigenia, fertile.
Egli sbarcò in mezzo a una tempesta.
Tumultuosi flutti da un lato assaltavano il suo petto,
folgori dall’ altro parevano incenerirlo e, intorno, 
il  giovine vide gente che rabbrividiva, poiché quando
il fuoco di Zeus s’abbatte, la terra è in preda come a
un sisma e quando Posidone infuria, le dimore son
stravolte e invase dalle acque.
Gli abitanti di quel luogo infatti pativano.
Il ragazzo scrutò coi suoi occhi glauchi allora i due
orizzonti, riflettè un istante quindi s’avvicinò a una
pietra bianca che spiccava fra terraferma e mare
sull’acrocoro del porto, vi salì sopra e rivolgendosi ai
celesti, l’uno fra le nubi, l’altro in mezzo ai flutti,
reverente disse:
<Beati numi,  iddii fratelli, le sue parole come
vibrazioni d’un intimo sentire raggiungevano costoro, la
musica è celeste, il giovane marittimo sapeva accordar
la voce al sentimento:  Sire del mare e delle terre, voi
siete dei. Simboli delle qualità spirituali cui noi
aspiriamo, uomini mortali. Se volete esser degni di
venerazione cessate il combattimento che non può essere
per noi se non cattivo esempio. E questa pietra su cui
sono inginocchiato sia           fra di voi confine, vi
supplico fratelli Posidone e Zeus, donateci un esempio
di armonia.
                      
I due giovani iddii, quasi ragazzi quanto colui che li
pregava con in mano i gigli, accolsero l’invito,
sospesero la furia che notte e giorno li eccitava e
Posidone in segno d’amicizia donò al principe marittimo
la scienza delle rotte per cui i cretesi primi solcarono

il Mediterraneo e Zeus riconoscente, signore delle fonti
che dissetano d’ estate, indicando uno zampillo che
scivolava dalla pietra aggiunse:
<Quest’acqua è dai miei monti e ha un portento.
Quando ne berrai un sorso, essa ti farà forte nelle mie
stesse qualità. E chiunque dei tuoi ospiti ne beva, si
sentirà  nella sua vita, eternamente giovane e felice.

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